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Twittare o non twittare, questo è il problema

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Oggi Twitter è oggi uno strumento di comunicazione di primo piano; la comunicazione è un aspetto di primo piano della politica e quindi se e come utilizzare Twitter è, a pieno titolo, una questione politica.

All’inizio del suo mandato il presidente francese François Hollande raccomandò cautela. I ministri del suo predecessore avevano mostrato imprudenza e poi c’era stato il famigerato tweet «elettorale» della sua compagna Valérie Trierweiler, con il sostegno al dissidente socialista che si opponeva a Ségolène Royal, candidata ufficiale del partito e ex compagna di Hollande, madre dei suoi quattro figli.

Il primo ministro, Jean-Marc Ayrault, è ancora più prudente : “Non si spiega una politica in 140 caratteri – dichiarò a suo tempo.
Michèle Delaunay, ministro per gli anziani, commenta : “E’ vero che c’era molta apprensione. I servizi di comunicazione di Matignon ci hanno detto che saremmo stati tanto amati se avessimo twittato poco.”

Però la tentazione di Twitter è irresistibile e tutti i ministri si sono messi a cinguettare allegramente. Il punto è che, di solito, lo fanno per interposta persona: sono i loro consiglieri in comunicazione ad alimentare i conti.
Ma in questo modo si perde il meglio di Twitter: lo scambio con chi ti legge, la possibilità di replicare, il botta e risposta.
Molti tweet governativi sono noiosi come comunicati stampa e, a causa delle famigerate 140 battute, molto più criptici. Dunque, si cinguettano miniriassunti di discorsi, foto di visite istituzionali, rallegramenti e condoglianze, tutta roba troppo impersonale e fredda.

Così alcuni ministri preferiscono twittare in proprio. Cinguettano da sole, per esempio, Cécile Duflot, la ministra verde dell’Alloggio, o la stessa Delaunay, mentre Najat Vallaud-Belkacem e portavoce del governo, alterna tweet ufficiali e personali.

Tweet come elemento politico di primo piano era stato quando Ayrault ha fatto sapere su Twitter che convocava il ministro dell’Ecologia, Delphine Batho, che si era permessa di criticare la legge di bilancio.
Tutti avevano capito che era il preludio del licenziamento, che infatti è arrivato subito dopo, ma a mezzo di un comunicato stampa dell’Eliseo.
Insomma, il tweet starebbe al comunicato come l’anticipazione all’ufficializzazione.

Manca però una linea chiara. Ognuno cinguetta come gli pare e la cacofonia è inevitabile.
Forse ha ragione Pierre Guillou, specialista della comunicazione politica su Internet, quando sul quotidiano Le Figaro denuncia la mancanza di riflessione globale del governo su Twitter.

(La Stampa.it)

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