All’Enoteca di Pregassona, organizzata da AreaLiberale
Molti politici di primo piano in sala
Chi ha vinto? Lo capirete leggendo l’articolo
Domani sera, mercoledì 13, la rivincita all’Hotel Dante
La cosa più importante ReGiorgio me l’ha detta prima che incominciasse il match e riguarda la spinosa faccenda del nome di Giuliano Bignasca, che la Lega vorrebbe mantenere sulla lista. I timori del PLR in relazione a questo fatto sono più che comprensibili. Ieri è giunta al Sindaco una lettera del Dipartimento Istituzioni, firmata dal dir. Battaglioni, nella quale si dice in sostanza che la prima decisione sulla materia spetta proprio… al Sindaco stesso! Sarà data ovviamente facoltà di ricorso al Tribunale Amministrativo (e oltre). “Risponderò domani” mi dice. Evidente, i tempi sono strettissimi. “Non dovresti ricusarti? Dopo tutto – sebbene indirettamente – sei parte in causa. E che cosa scriverai?” Mi guarda con un sorriso enigmatico e lievemente beffardo. “Adesso incomincia il dibattito!”
In effetti il buon Morisoli, padrone di casa felice per la splendida ressa (il primo dibattito tra i due pesi massimi, e soprattutto dopo il dramma fulmineo di giovedì 7) chiama tutti a raccolta. “Stupendo pubblico, però peccato che solo pochi di voi voteranno AreaLiberale!”
Diciamo subito che ai candidati di AreaLiberale (Siccardi, Pamini, Pesciallo, Pagnamenta e Liliana Demarchi), investiti del ruolo di “provocatori” e armati dei principi del loro liberismo “puro”, i due contendenti hanno concesso pochissimo. I cinque volonterosi più volte… ci hanno provato, per sentirsi rispondere all’incirca così: “Sarebbe bello, sarebbe una buona cosa ma, purtroppo (per una legge che non dipende da noi, per circostanze imprescindibili, perché sarebbe eccessivo, perché non si troverebbe una maggioranza politica, ecc. ecc.) non si può!” Tra il liberalismo del PLR e quello di AreaLiberale c’è una distanza notevole, per non parlare del “social-liberalismo leghista” di Borradori. Sono le idee a “fare la differenza”? Forse, ma ancor più, diremmo, la gestione del potere reale, che da una parte c’è – e da tempo immemorabile – mentre dall’altra no.amata e
Giudici, di buon umore e in buona forma, sicuro di sé, tutto per la sua amata e a lungo governata Città, al punto da sembrare campanilista. Borradori, senza vera colpa, a disagio, lui che giunge dai Castelli e da 18 anni di Cantone a competere per la desiderata Lugano. Non facile: è ancora di là, e vorrebbe accasarsi di qua. Una situazione psicologicamente delicata, un disagio che il pubblico ha nettamente avvertito. Pubblico che, occorre dire, era assai variegato ma a predominanza PLR (presenti in sala i candidati Baradacco e Bertini, mentre l’on. Giovanna Masoni Brenni ha avuto la fortuna di scovare l’ultima sedia rimasta libera accanto al sottoscritto).
Parte all’attacco Liliana Demarchi. Un po’ emozionata s’imbatte in una piccola, divertente gaffe. “Il Sindaco ha votato il moltiplicatore al 73%…” ReGiorgio si rannuvola tutto. Lo sanno anche i paracarri che il Sindaco vuole mantenere il 70%. Piccolo incidente presto risolto. 1630 dipendenti (ma poi Pesciallo parlerà di ben 1900, con un 6% di aumento netto nel 2011) sono un’enormità, argomenta Demarchi. Giudici: Lugano è una una grande azienda, ma un’azienda sociale. Non si può ragionare in termini di pura razionalità imprenditoriale (tutti, persino io, capiscono che cosa ciò significhi; e, nel contempo, misurano la distanza che separa l’ideologia liberista dal “pragmatismo gestionale della politica”; è veramente “un altro film”…). Borradori: alzare il moltiplicatore è un’extrema ratio, prima bisogna provare tutto il resto. Giudici: il Cantone continua a ribaltare oneri sul Comune, e noi continuiamo a pagare! (uno dei suoi argomenti preferiti) Borradori: il Sindaco parla solo di quello che Lugano dà, dimentica quello che Lugano riceve, ed è tantissimo. Nota psicologica. Più volte ReGiorgio ha chiamato il Consigliere di Stato “collega”, anticipando i tempi. In verità l’elezione di Borradori non è in dubbio (parecchie altre faccende invece sì…)
Osservazione intermedia di carattere generale. Il dibattito è durato quasi due ore. Per il 99,9% si è parlato di soldi, in tutte le forme possibili. Imposte, moltiplicatore, deficit, investimenti, ammortamenti, sgravi fiscali, donazioni, balzelli vari. Forse la politica è veramente solo questo. Possiamo accettarlo, anche se a malincuore, perché il nostro senso romantico ne viene ferito. Riparte alla carica il dottor Alberto Siccardi, importante imprenditore, vicepresidente di AL, approdato al partito giovane in provenienza dall’UDC (dove conserva, tiene a sottolineare, ottime amicizie). Batte il chiodo della “referandabilità del moltiplicatore”, un’idea cara al “guastafeste” di Losone Giorgio “Ghiro” Ghiringhelli. In sostanza: i cittadini di un comune dovrebbero avere la facoltà di promuovere referendum contro un moltiplicatore deciso dal Consiglio Comunale (i cittadini voterebbero… sulle loro stesse tasse). Perché non si può? Borradori: mi pare che i tribunali abbiano deciso. Sono generalmente favorevole ai referendum e alla democrazia diretta ma in questo caso… Sulle tasse?
Adesso è il turno del più giovane del gruppo, Paolo Pamini, 35 anni, laureato in Economia. Lancia (non per la prima volta) il suo cavallo di battaglia: la defiscalizzazione della cultura. Esemplifica così. Un piccolo mecenate dona 30.000 franchi a un museo cittadino. La Città, che approfitta – anche se solo indirettamente – della donazione, gliene restituisce 10.000. In un certo senso ci guadagnano tutti. La proposta suscita perplessità. “Non l’ho capita bene!” esclama il Sindaco, “Me la rispieghi?” Borradori: una città non dev’essere solo fiscalmente attrattiva. Ci sono altri fattori importanti, il senso di sicurezza, ad esempio, o la ricchezza della vita culturale, o la tranquillità.
[Work in progress, articolo in corso di scrittura]
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